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- 31 LUG
Le Otto Stagioni
TEATRO RISTORI VERONAENSEMBLE ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
Antonio Aiello violino solista
LE OTTO STAGIONI – EIGHT SEASONS
A. Vivaldi – “Le Quattro Stagioni” quattro concerti per violino, archi e basso continuo da “Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione” op.8
A. Piazzolla – Quatro Estaciones Portenas per violino, archi e clavicembalo
A. Vivaldi – Concerto n.1 in Mi maggiore “La Primavera”
A. Piazzolla – “Otono Porteno”
A. Vivaldi – Concerto n.2 in sol minore “L’Estate”
A. Piazzolla – “Invierno Porteno”
A. Vivaldi – Concerto n.3 in Fa maggiore “L’Autunno”
A. Piazzolla – “Primavera Portena”
A. Vivaldi – Concerto n.4 in fa minore “L’Inverno”
A. Piazzolla – “Verano Porteno”
LE OTTO STAGIONI
Un ponte musicale tra due secoli; un viaggio che, partendo da Venezia e passando dal cuore dell’impero asburgico, conduce fino alla Buenos Aires del Novecento. Da Antonio Vivaldi a Astor Piazzolla: un concerto in cui tradizione e modernità si incontrano grazie ai virtuosismi dell’Ensemble dell’Orchestra Filarmonica Italiana. Le stagioni di Vivaldi verranno alternate alle quattro stagioni Porteñas, o di Buenos Aires, scritte da Piazzolla negli anni Settanta. Un grande violinista, Gidon Kremer, ha avuto l’idea di far ri-arrangiare le composizioni di Piazzolla secondo la strumentazione delle stagioni di Vivaldi, arrivando a ottenere un risultato straordinario, che rivela l’anima «pop» di Vivaldi. Si tratta di un accostamento audace. Vivaldi era sicuramente un grande musicista «pop» del suo tempo. Anche quando è molto melodico, Vivaldi presenta un impulso ritmico costante, quasi un movimento di danza, che lo avvicina alla musica leggera.
L’accostamento tra le due partiture, scritte a circa 250 anni di distanza (quella di Vivaldi fu pubblicata nel 1725, le Estaciones di Piazzolla furono composte tra il 1965 e il 1970) mette in contatto due concezioni diverse dei ritmi circolari con cui si muove il mondo. Nella spettacolare invenzione del veneziano prendono forma le voci e i suoni della natura che da soave in primavera si fa aspra d’inverno e si immaginano le attività umane che si organizzano secondo le quattro parti dell’anno. Semplificando, si può dire che Vivaldi descriva la realtà oggettiva, la natura e l’uomo in essa, man mano che le stagioni compiono il ciclo. Piazzolla non lo segue sulla stessa strada. Anche se le sue Cuatro Estaciones sono nella stessa tonalità dei quattro concerti vivaldiani (mi maggiore per la primavera, sol minore per l’estate, fa maggiore per l’autunno e fa minore per l’inverno) e anche se accolgono riferimenti espliciti alle partiture del Prete rosso, secondo Giorgio Appolonia, nei lavori dell’argentino “il descrittivismo meteorologico viene risparmiato, anche per una certa monotonia dei climi sudamericani, a vantaggio di una profonda rivisitazione emotivo-psicologica di ogni parte dell’anno”. Dalla descrizione oggettiva si passa all’interpretazione soggettiva. Così il viaggio dal Settecento veneziano al Novecento porteño rappresenta quasi un percorso di introspezione, con lo sguardo che si sposta dalla natura circostante ai paesaggi dell’animo umano. Intelligente infine l’organizzazione del programma che fa seguire alla Primavera di Vivaldi il Verano di Piazzolla, all’Estate l’Otoño, all’Autunno l’Invierno e all’Inverno la Primavera porteña in un ciclo che mai finisce.
Le Quattro Stagioni di Vivaldi appartengono da tempo (non da sempre, anzi: il mezzo secolo della loro universale popolarità è poca cosa rispetto ai tre secoli passati da quando furono composte) alla ristrettissima cerchia delle composizioni “colte” diventate “pop”. La loro fortuna è costante, diffusa, autenticamente globale, oltre le mutazioni dettate dai diversi gradi di consapevolezza storica negli approcci interpretativi. Perché come avviene solo per ciò che è autenticamente “classico”, affermano il loro valore a prescindere dal fatto esecutivo. E lo conservano anche se sono diventate sempre di più uno “sfondo” sonoro nella vita di tutti i giorni, una musica – come suole dirsi – d’ambiente.
Il repertorio di Piazzolla si presta perfettamente a un’esecuzione classica poiché è molto difficile, pieno di virtuosismi. I suoi pezzi vanno rigorosamente suonati in modo classico. Lo stesso Piazzolla non era molto amato tra i «tanghèri», poiché scriveva musica troppo complessa rispetto ai canoni tradizionali del tango argentino.
Ensemble Orchestra Filarmonica Italiana – OFI
Orchestra Filarmonica Italiana è un organismo esistente da oltre un trentennio, operante in Italia ed all’estero che possiede un’attività di tutto rispetto e polifunzionale nell’impiego di proposte melodrammatiche, sinfoniche, cameristiche e coreutiche.
Orchestra conosciuta ed apprezzata non solo nei “circuiti teatrali” italiani, vanta una produzione sinfonica e lirica assai corposa e vasta comprendente il più consolidato repertorio popolare italiano e quello di aspetto meno consueto riguardante opere rese marginali, o esecuzioni di titoli contemporanei anche in prima mondiale.
Di considerevole prestigio i direttori che hanno presieduto questo organismo (E. Müller, M. Viotti, N. Santi, S. Ranzani, P. G. Morandi, D. Garforth, Y. Ahronovitch, C. Franci, G. Zanaboni, M. Rota, A. Vlad, M. Letonja, G. Veneri, G. Taverna, G. Arena, F. Pantillon, W. Proost, ecc.) così come gli interpreti di canto (M. Devia, R. Kabaivanska, G. Dimitrova, K. Ricciarelli, P. Ballo, J. Carreras, A. Bocelli, J. Cura, R. Bruson, C. Gasdia, M. Malagnini, T. Fabbricini, ecc.).
L’OFI è abitualmente invitata dagli enti lirici e teatri di tradizione nazionali per prendere parte alle loro produzioni.
L’Orchestra Filarmonica Italiana ha inoltre preso parte a molte manifestazioni musicali teletrasmesse dalle reti nazionali Rai, Mediaset e dalla rete vaticana in più occasioni anche in mondovisione.
Nel Novembre del 2008 viene scelta per rappresentare l’Italia (insieme all’orchestra Nazionale della RAI di Torino) dalla London Symphony Orchestra, per la formazione di un’orchestra di utenti della community di YouTube che vede l’OFI, insieme alle più grandi orchestre di 23 paesi del mondo, partecipare in Internet come teacher tramite i filmati dei propri musicisti d’orchestra.
Raccogliendo lo spirito di questa vivace realtà, le prime parti che la compongono hanno voluto creare un Ensemble che permetta di continuare l’approfondimento della loro passione anche al di fuori dal “solito” lavoro Lirico e Sinfonico.
L’Ensemble dell’Orchestra Filarmonica Italiana è una formazione di grande duttilità nell’affrontare un repertorio che spazia dal Barocco al Novecento e che si è specializzata, soprattutto, nell’esecuzione, in forma ridotta, dei più importanti brani del repertorio lirico accompagnando grandi solisti.